Usò entrambe le mani. Le fece correre su uno scaffale dopo l'altro. E scoppiò a ridere. [...] passò vari minuti ad andare con lo sguardo dagli scaffali alle proprie dita. Quanti libri aveva toccato? Quanti ne aveva sentiti? [...] Era come una magia, come la bellezza. {M.Z.}

martedì 4 aprile 2017

Recensione: "Slumberland" di Paul Beatty


.Slumberland.
di Paul Beatty

Grazie alla Fazi per avermi inviato una copia di questo romanzo <3

bellissimo

Titolo: Slumberland
Titolo originale: Slumberland
Autore: Paul Beatty
Editore: Fazi
Pagine: 220
Traduzione: S. Castoldi
Prezzo di copertina (flessibile): 18,50 €
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Berlino, 1989. Dj Darky è nero, viene da Los Angeles e ha un sogno: trovare Charles Stone, in arte Schwa, mitico musicista dell’avanguardia jazz, e fargli suonare il suo perfetto beat. Il Muro cadrà a breve e una nuova città lo aspetta, sterminata e pullulante di vita: va scovato il suo cuore pulsante, ne va colto il battito, va fatto proprio. Un’arteria tra tutte gli balza agli occhi, indicando la meta: un locale in cui si fa musica, lo Slumberland bar, dove si fa assumere come jukebox sommelier. In quei pochi, fumosi metri quadrati di impiantito sporco e ritmo perfetto, si apre così una nuova stagione di ascolto: un’educazione acustica, politica e sessuale che via via annette territori inediti, nuovi gusti musicali, nuove memorie fonografiche. Nel frattempo, come un caldo giro di basso che s’insinua lungo le strade vivaci della città, dj Darky passa da un letto tedesco all’altro mentre affila le armi di un’ironia argomentativa che non ammette limiti: sulla negritudine in quegli anni in America e in Europa, sulle relazioni tra uomini neri e donne bianche, sulla musica jazz e techno, sulla condizione dei tedeschi dell’Est dopo l’unificazione e quella degli afroamericani dopo le battaglie per i diritti civili.




Un romanzo completamente diverso da ciò che mi aspettavo. Ultimamente accade spesso, cosa mi starà succedendo?
Nonostante questo, si è trattato di una lettura bellissima. Questa storia mi è parsa una lunga e interessante riflessione sulla vita, in generale, non solo su ciò che significa essere un dj nero a Berlino negli anni della caduta del muro, come lascia intendere la trama. Ci sono così tanti spunti di riflessione che la mia lettura è andata a rilento, rispetto al previsto, e questo è sempre un bene, almeno per me.

Mi ha conquistata già dalle primissime pagine.


Potresti pensare che ormai si siano abituati a me. Voglio dire, non lo sanno che dopo millequattrocento anni le menate sui neri sono finite? [...] Ormai è ufficiale: i negri sono esseri umani. Lo dicono tutti, perfino gli inglesi. Non ha importanza se ci credono davvero; siamo mediocri e banali come il resto della specie.

Il punto forte di tutto il romanzo è certamente il protagonista, nonché voce narrante, perché la storia di per sé non è particolarmente emozionante. Personalmente, la ricerca di Charles Stone non mi ha mai incuriosita più di tanto. Al contrario, ho proseguito la lettura con molto interesse nei confronti del pensiero di dj Darky, volevo sapere il suo parere su qualsiasi argomento lo toccasse, quasi fosse un insegnante di vita. 

<<Questa è una folla, una massa o una calca?>> chiese. | <<Io direi che è una calca.>> | <<Perché non una massa?>> | <<In inglese i gruppi di persone si classificano in base alle loro intenzioni morali e ai loro bisogni collettivi. Una massa si sforza di convincersi di aver ragione, e ha bisogno di dimostrarlo. Una folla è convinta di aver ragione, perché se non l'avesse, avrebbe ben altro da fare che trovarsi lì. Una calca se ne fotte degli imperativi morali, tutto ciò che vuole, e di cui ha bisogno, è che succeda qualcosa.>>

Altro elemento che ho apprezzato molto è stata la musica. Non solo la musica come insieme di note, ma il sentire nel complesso, il rendere ogni rumore qualcosa di significativo. Amo ascoltare canzoni anche se non sono una particolare appassionata o esperta di musica, però non ho potuto fare a meno di apprezzare il rispetto con cui l'autore la inserisce nel romanzo. La ricerca del suono e del significato, della musica e della vita, avanzano nella narrazione in un intreccio perfetto.





<<Nei giorni in cui mi sveglio e mi rendo conto di avere vissuto invano la mia vita, vengo qui allo Slumberland. Permettetemi di riformulare la frase: non avevo mai capito di aver vissuto invano la mia vita finché non sono venuto qui allo Slumberland e non ho ascoltato quel jukebox.>>

Per quanto riguarda lo stile dell'autore, non avevo mai letto nulla di Paul Beatty prima di questo romanzo, ma mi è piaciuta talmente tanto la sua ricercatezza da aver deciso di recuperare tutto, a cominciare da Lo SchiavistaSe avete letto il mio post su Libri Come 2017 [link] sapete già che ho avuto l'onore e il piacere di incontrarlo.

Molto consigliato! :)



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