Titolo: Tra le nuvole
Titolo originale: Up in the air
Autore: Walter Kirn
Editore: Rizzoli
Pagine: 321
Traduzione: M. Baiocchi e A. Tagliavini
Prezzo di copertina (flessibile): 17,50 € (venduto a metà prezzo)
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Si può tenere in una valigia tutta la propria vita? Per Ryan Bingham non è mai stato un problema. Consulente per la "ricollocazione professionale" (leggi: un artista del licenziamento), Ryan è un cittadino dell'Airworld, l'esclusivo regno dei frequent flyer, in cui unica moneta di scambio sono miglia e bonus. Lasciata a terra ogni parvenza di vita privata, Ryan ha imparato ad amare il caos degli aeroporti, le poltrone in finta pelle delle lounge, le "amicizie" che durano il tempo di un volo. E, con la Great West Airlines, ha accumulato punti su punti, tanto da essere ormai vicino all'ambito bonus del milione di miglia. Eppure, guardare il mondo dall'alto senza mai toccarlo lo ha stancato: sulla scrivania del suo capo c'è già la lettera di dimissioni. 9.800 miglia lo separano dalla libertà: quanto basta per tagliare un'ultima testa e per incontrare - in business class - Alex, vera professionista del nomadismo aereo, forse un'anima gemella mancata. Ma il passaggio dalle nuvole alla terra non sarà indolore per Ryan: tanto più che dal suo account cominciano a sparire miglia e punti, facendogli sospettare che la Great West, colosso dei cieli che lui si era illuso di poter raggirare, si stia ribellando ai suoi piani. Walter Kirn reinventa il romanzo on the road, spostando la "strada" a quarantamila piedi d'altezza. E soprattutto mette a nudo i costi psichici delle nostre vite schizofreniche, la difficoltà di stringere relazioni autentiche, e i pericoli occulti di una società ih cui le grandi aziende possono impadronirsi di tutto.
Bè, cosa dire? Uno dei rari casi in cui preferisco il film al libro.
Premetto che si tratta di due storie molto diverse.
Il film è più dinamico ed è stato modernizzato (il libro è stato pubblicato parecchi anni prima, e quando si parla di tecnologia, i cambiamenti sono velocissimi).
Il personaggio di Ryan, nel film interpretato da un perfetto George Clooney, è stato stravolto. Ad esempio, nel film Ryan ama il suo lavoro, nel libro, invece, non vede l'ora di potersi sedere dietro ad una scrivania. Tutti i personaggi di contorno mantengono soltanto i nomi, ma sono in effetti personaggi completamente diversi.
In poche parole, l'unico elemento che è stato mantenuto è lo stile di vita del protagonista, un uomo che per lavoro fa il Consulente per Transizioni di Carriera (detto in maniera semplicistica: viene assunto dalle aziende per licenziare i propri dipendenti), e che quindi viaggia ogni giorno, da una città all'altra. È sempre in volo, sa come destreggiarsi tra le compagnie aeree, conosce i dipendenti negli aeroporti.
Ryan vive in quello che chiama Airworld, un mondo a parte, dove non si ha una casa, dove accumulare miglia di volo è una vera e propria sfida. Insomma, lui accumula miglia come io accumulo punti sulla SkinCard dell'UCI Cinema. Ovvero senza una ragione apparente, visto che poi non li utilizzo mai, neppure per i popcorn, perché non voglio "sprecarli". Anche lui non sa cosa farsene, di tutte queste miglia. Ha in mente un numero preciso e vuole raggiungerlo a tutti i costi, prima di lasciare il lavoro ed essere costretto a terra.
L'inizio del romanzo è stato molto lento, e il flusso di coscienza di Ryan è un po' troppo confusionario e a tratti noioso, a volte ho fatto fatica a mantenere l'attenzione. Infatti non posso dire che lo stile di Kirn mi abbia colpito in positivo. Ci sono alcune ripetizioni nel flusso di coscienza, di cui viene spiegata la motivazione in seguito, ma il resto è comunque poco appassionante, non riesce a trascinarti nella storia nonostante il punto di vista così personale. Ammetto che, più ci addentriamo nel libro, più la trama si fa interessante, però verso la fine ripiomba nella noia dei primi capitoli. C'è anche un'intera parte, tutta ambientata a Las Vegas, che ho particolarmente detestato.
So che questa recensione non la fa sembrare una lettura piacevole, ma nonostante tutti questi difetti, ho apprezzato molti dettagli della storia, che preferisco non svelarvi perché sarebbero spoiler troppo grandi. In più, come accennavo, la parte centrale del romanzo non è per niente male, anzi.
Detto questo, se la trama vi intriga, vi consiglio di vedere il film.
Premetto che si tratta di due storie molto diverse.
Il film è più dinamico ed è stato modernizzato (il libro è stato pubblicato parecchi anni prima, e quando si parla di tecnologia, i cambiamenti sono velocissimi).
Il personaggio di Ryan, nel film interpretato da un perfetto George Clooney, è stato stravolto. Ad esempio, nel film Ryan ama il suo lavoro, nel libro, invece, non vede l'ora di potersi sedere dietro ad una scrivania. Tutti i personaggi di contorno mantengono soltanto i nomi, ma sono in effetti personaggi completamente diversi.
In poche parole, l'unico elemento che è stato mantenuto è lo stile di vita del protagonista, un uomo che per lavoro fa il Consulente per Transizioni di Carriera (detto in maniera semplicistica: viene assunto dalle aziende per licenziare i propri dipendenti), e che quindi viaggia ogni giorno, da una città all'altra. È sempre in volo, sa come destreggiarsi tra le compagnie aeree, conosce i dipendenti negli aeroporti.
Ryan vive in quello che chiama Airworld, un mondo a parte, dove non si ha una casa, dove accumulare miglia di volo è una vera e propria sfida. Insomma, lui accumula miglia come io accumulo punti sulla SkinCard dell'UCI Cinema. Ovvero senza una ragione apparente, visto che poi non li utilizzo mai, neppure per i popcorn, perché non voglio "sprecarli". Anche lui non sa cosa farsene, di tutte queste miglia. Ha in mente un numero preciso e vuole raggiungerlo a tutti i costi, prima di lasciare il lavoro ed essere costretto a terra.
La conversazione si conclude così: "Le mie miglia sono mie."
Metto giù. Ho un volo da prendere.
L'inizio del romanzo è stato molto lento, e il flusso di coscienza di Ryan è un po' troppo confusionario e a tratti noioso, a volte ho fatto fatica a mantenere l'attenzione. Infatti non posso dire che lo stile di Kirn mi abbia colpito in positivo. Ci sono alcune ripetizioni nel flusso di coscienza, di cui viene spiegata la motivazione in seguito, ma il resto è comunque poco appassionante, non riesce a trascinarti nella storia nonostante il punto di vista così personale. Ammetto che, più ci addentriamo nel libro, più la trama si fa interessante, però verso la fine ripiomba nella noia dei primi capitoli. C'è anche un'intera parte, tutta ambientata a Las Vegas, che ho particolarmente detestato.
La storia dei viaggiatori stravolti che si svegliano senza più sapere dove si trovano mi è sempre sembrata una bufala, un modo per darsi delle arie, come quando a un pranzo di lavoro mi sento dire che sono millenni che il mio commensale non assapora davvero alcunché.
So che questa recensione non la fa sembrare una lettura piacevole, ma nonostante tutti questi difetti, ho apprezzato molti dettagli della storia, che preferisco non svelarvi perché sarebbero spoiler troppo grandi. In più, come accennavo, la parte centrale del romanzo non è per niente male, anzi.
Detto questo, se la trama vi intriga, vi consiglio di vedere il film.
Se avete letto anche voi questo romanzo, fatemi sapere se invece a voi è piaciuto più che a me!
Non lo conoscevo, sembra abbastanza carino.
RispondiEliminauhm, non mi ispira. Nemmeno il film xD è proprio un genere che non guardo e spesso evito!
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