Titolo: 12 anni schiavo
Titolo originale: 12 Years a Slave
Autore: Solomon Northup
Editore: Newton Compton
Pagine: 277
Traduzione: N. Giugliano
Prezzo di copertina (rigida): € 5,90
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Solomon Northup, un uomo nato libero, fu rapito a Washington nel 1841, poi ridotto in schiavitù per dodici, interminabili anni. In queste memorie, pubblicate per la prima volta nel 1853, troviamo tutta la sua storia: catturato con l'inganno a Washington da due mercanti che fingevano di essere interessati alle sue doti di violinista, venne drogato, legato e trascinato al mercato degli schiavi. Lì fu subito minacciato: se avesse rivelato di essere nato libero, sarebbe stato ucciso. Iniziarono così dodici anni di schiavitù, di violenze, brutalità e sofferenze senza fine. Capì che gli schiavi valevano meno del bestiame: potevano essere picchiati, costretti a lavori massacranti, potevano morire nella completa indifferenza. Lui stesso venne assalito con un'ascia, minacciato di morte, fu costretto a uccidere per salvarsi. Poté vivere sulla sua pelle una delle pagine più nere della storia d'America, la piaga purulenta nascosta dietro la splendente vetrina del Paese che cresceva e abbatteva ogni confine. Persino il Campidoglio, il massimo monumento all'orgoglio americano, fu costruito dagli schiavi. Poi, al culmine della disperazione, Solomon incontrò un uomo buono, un bianco che era completamente diverso dagli altri. A lui Solomon affidò una lettera per sua moglie, per farle sapere che era ancora vivo. Ebbe inizio il lungo, doloroso processo. E da quel momento tutto cambiò.
Proprio un bel libro. Non lo definirei un capolavoro, e devo ammettere che mi aspettavo qualcosa di più, ma si è trattato comunque di una bellissima lettura.
Ho a casa il DVD del film, ma non l'ho ancora visto, quindi avevo solo una vaga idea della storia raccontata.
Si tratta di un'autobiografia, scritta con uno stile molto semplice, a volte forse addirittura troppo, perché ci sono stati alcuni passaggi un po' noiosi che, scritti diversamente, sarebbero potuti essere quasi emozionanti.
Definirei questo libro interessante più che appassionante, quasi come se si trattasse di un libro di storia. Forse perché il punto di vista non è sempre personale. Alcune scene relative alle punizioni corporali durante la schiavitù, ad esempio, sono descritte in maniera molto cruda e diretta, ma poco coinvolgente emotivamente. Questa è l'impressione che mi ha dato in generale il romanzo, soprattutto in alcuni punti. In altri (purtroppo meno numerosi), invece, è stato l'esatto opposto e mi ha regalato tanti spunti di riflessione.
Ho a casa il DVD del film, ma non l'ho ancora visto, quindi avevo solo una vaga idea della storia raccontata.
Si tratta di un'autobiografia, scritta con uno stile molto semplice, a volte forse addirittura troppo, perché ci sono stati alcuni passaggi un po' noiosi che, scritti diversamente, sarebbero potuti essere quasi emozionanti.
Definirei questo libro interessante più che appassionante, quasi come se si trattasse di un libro di storia. Forse perché il punto di vista non è sempre personale. Alcune scene relative alle punizioni corporali durante la schiavitù, ad esempio, sono descritte in maniera molto cruda e diretta, ma poco coinvolgente emotivamente. Questa è l'impressione che mi ha dato in generale il romanzo, soprattutto in alcuni punti. In altri (purtroppo meno numerosi), invece, è stato l'esatto opposto e mi ha regalato tanti spunti di riflessione.
E non mi giudichi duramente chi non si trovò in tali circostanze. Chi mai fu incatenato e percosso, chi mai dovette affrontare una situazione simile a quella in cui io mi trovavo, strappato alla famiglia e alla casa per essere trascinato in una terra di schiavitù, si astenga dal dire cosa non sarebbe disposto a fare per la libertà.
Ciao Gaia, non lo conoscevo, grazie per avermi aperto questo orizzonte <3
RispondiEliminaMi fa piacere ^_^
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